27/05/2017
Mi sono ritirato al 43° km perchè ho avvertito una fitta alla gamba sinistra ed ho preferito non rischiare: con il sorriso ho accettato il verdetto dell'ennesima battaglia sportiva della mia "carriera".
Scendendo la colla con la navetta dei "ritirati" ho visto la sofferenza di chi correva e di chi camminava: centinaia di luci lungo la strada, ognuno con la propria velocità, ognuno con il proprio obiettivo, ognuno alla ricerca di qualcosa.
Il Passatore è una gara di tutti: di chi corre, della gente che cammina, di chi ci prova per la prima volta e di chi ci sta riprovando per l'ennesima volta.
Il Passatore merita rispetto: barare (come in qualsiasi altra gara...) non serve a nulla, alla fine avrai un pezzo di carta falso e non ti rimarrà nulla di realmente sportivo.
Il Passatore deve essere un viaggio che non si deve improvvisare: troppi fenomeni da social alla ricera di like fanno passare il messaggio che tutto è possibile anche senza preparazione. Rispondo che un viaggio camminando (con il massimo rispetto per chi cammina) è disciplina totalmente differente della corsa, quindi non mescoliamo le carte in tavola e cerchiamo di non confondere le idee delle persone perchè certe distanze sono pericolose.
Come ogni anno il Passatore è amato e odiato ma solo chi realmente lo affronta con la coscenza ultra, comunque sia andata, sorride e capisce che anche il prossimo anno sarà presente a Firenze, al via di questo fantastico evento.
Caro Passatore, arrivederci al prossimo anno e grazie per l'ennesima lezione di sport.